Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/206

E sai quello che gli comandano e insegnano? A dare l’incenso, a mettersi la cotta, a servire alla messa, a fare l’inclinazione, a cantare, a ordinare l’Offizio e sapere le rubriche, e a fare quelle loro belle cerimonie, senza aver pure una scintilla di vivo e vero lume di Cristo. Ma, se vuoi vedere apertamente che sono ingannati, guarda che, dove, con la loro esecrabile obbedienzia senza Cristo, credono impiamente e presuntuosamente mortificare la propria volontá, diventano ogni di piú superbi. Si vede per esperienzia che quasi sempre quelle persone, che entrano ne’ monasteri, nel principio sono assai mortificate e preparate ad obbedire; e dove (se le religioni fusseno vere scole di Cristo) ogni di sarebbono piú umili, sono piú superbi e ambiziosi: talché in un offizio umile piú facilmente obbedirá un novizio, che uno il quale molti anni sará stato nella religione. Se simili voti fusseno stati buoni e di tanta perfezione, certo l’arebbe fatti e insegnati Cristo agli Apostoli e veri santi suoi. Nientedimeno, nelle Scritture sacre d’ogni altra obbedienzia si parla, eccetto che della loro. Si sforzano a volontá tirarle a loro proposito. Dapoi, adunque, che i lor voti, se bene hanno specie di pietá, nientedimeno sono impii, però non obbligano; preghiamo il Signore che gli apri gli occhi, acciocché, vista la veritá, in libertá di spirito servino a Dio. Al quale sia sempre ogni onore e gloria, per Giesú Cristo Signor nostro. Amen.