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38 ii - pulzella gaia


28
Messer Galvan rispose: — Non dottare! —
Or per la terra ogni dí egli armeggiava;
tutta la gente fea meravigliare
per la grande allegrezza ch’ei menava.
E la reina lo fece chiamare,
e in una zambra lei sí lo guidava.
Di ricche gioglie li mostrò per certo:
di sua persona li parlò scoverto.
29
Messer Galvan non ne vòlse far niente
della regina suo vil piacimento.
E la regina fe’ venir presente
donne e donzelle, e fece un torniamento.
Li cavalieri, armati immantinente,
fûr sul palazzo senza restamento.
— Ciascun si vanti — disse la reina,
— ch’io vo’ sapere chi ha gioia piú fina. —
30
Tutte le donne e tutte le donzelle
e i cavalier si presono a vantare
ciascuno delle gioie le piú belle,
e quelle poi li convenía provare.
Messer Galvano stava in mezzo d’elle,
e poi e’ cominciò cosí a parlare:
— Dappoi che ciascheduno s’è vantato,
io sopra ciò non voglio aver parlato. —
31
La regina chiamò messer Galvano,
e li disse: — O malvagio iscognoscente,
di questa corte tu se’ ’l piú villano:
tu non ti vanti di nulla al presente,
ora ti dái un vanto piú sovrano
di nullo cavaliero immantinente.
Se tu se’ cotal uom come ti fai,
sovr’ogni cavalier ti vanterai. —