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Entrato in Roma, tutte le persone
si maraviglian della sua bellezza,
dicendo: — Questi è piú bel che Assalone,
ed angiol par de la divina Altezza. —
E ’l santo papa seco nel menòne
al suo palagio, ché ne avea vaghezza;
e, dismontato, sempre donna Berta
vuol presso a lui, perché di senno sperta.
5
E, poi che il re si fu posato alquanto
e ragionato col sommo pastore,
quando fu tempo, disse al padre santo:
— Andiamo a corte dello ’mperadore. -
E fúrsi mossi e cavalcaron tanto,
che giunti furo al palazzo maggiore;
isceson da cavai, salir la scala,
lo ’mperador trováro in su la sala.
6
E lo re corse e gitòlisi a’ piede,
e salutollo da parte di Dio.
Lo ’mperadore, che si bello il vede,
disse: — Ben sia venuto’l figliuol mio!
Poi eh’è piaciuto al papa, sua mercede,
se se’ contento tu, son content’ io. —
Rispose il re:—Santissima Corona,
io sono vostro in avere e in persona. —
7
Lo ’mperadore allor chiamò la figlia,
e dimandolla se per sposo il vuole.
Ella, che inver’ di lui alzò le ciglia,
e rilucente il vide piú che ’l sole,
rispose, tutta di color vermiglia:
— O padre mio, perché tante parole?
poiché a voi piace, ed io ne son contenta.
Ma lo ’ndugiare è quel che mi tormenta. —