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Bruto, pensando di quella ch’egli ama,
rispuose lietamente a quel barone,
dicendo: — Lo sparvier di si gran fama
i’ non dimando senza gran cagione,
ch’i’ho l’amor della piú bella dama
che niun altro di questa magione.
E, se alcun ci è che voglia contastare,
per forza d’arme glicl tolgo a provare! —
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Rispose quel baron: —Siene a la pruova!
Però ch’io vo’difendere la mia’manza,
ch’a petto a lei la tua non vai tre uova,
però che di beltade ogn’altra avanza.
E veramente, anzi clic tu ti muova,
confessar ti farò co’ mia possanza. —
E ’n un pratello si furono armati
dentro al palazzo, e furonsi isfidati.
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E ferirsc l’un l’altro co’ la lancia
si forte, che le rupper negli scudi,
e, poi che dato s’ebbcn cotal mancia,
miser mano a le spade i baron drudi;
e l’uno e l’altro non pareva ciancia,
quando si riscontrar co’ ferri ignudi;
e ’l baron per tal forza Bruto offese,
che de l’elmo tagliò quanto ne prese.
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E Bruto si ricorda su quell’ora
di quella donna per cui amor fa questo,
di che el rinvigorisse e risan’ora;
e con la spada in mano, ardito e presto,
ferie ’l baron, si che senza dimora
in su la terra cadde manifesto.
V’olendosi levare a questo tratto,
e Bruto smonta ed ucisclo affatto.