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Mangiando francamente, come quello
ch’avea grande bisogno di mangiare,
una porta s’aperse del castello,
che facea si grandissimo sonare,
che maravigliar face quel donzello;
sicché ristette e volsisi a guardare,
ed e’ vide venire un gra’ giogante
verso di sé con un baston pesante.
E da seder non si mosse costui,
ma piú che mai mangiava alia sicura.
Disse il giogante, quando giunse a lui:
— Che ne fa’ tu costá senza paura?
Queste mense son messe per altrui,
cioè per gente di miglior natura.
E Bruto mangia prima quanto volle
poi gli rispuose: — Deh, quanto se’ folle! —
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Se queste mense son per gentil gente,
ed io mi tengo ben d’esser gentile,
ché ’l padre mio fu molto soficiente,
e suo paese molto signorile.
A la corte del re, eli’è si possente,
per ch’io vi mangi, no’ manca’ su’ stile.
E son venuto per portarne meco
uno isparviere che ’l re Artu ha seco. —
27
Disse il giogante: — Oh! t’inganna il pensiero,
ché gran semplicitá nel cor t’abonda;
ché sarebbe impossibile ad avere
al piú prod’uom, che è ’n Tavola rotonda;
eh’è per guardia del guanto piú vedere
che quel palazzo intorno non cerconda,
e, se compagni avessi un centinaio,
ti veterebbe il passo il portinaio.