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E la donzella istava inginocchiata,
pregava quel baron, forte piangendo;
e que’ percosse alla prima brigata,
ch’eran dinanzi, che venian correndo,
e, col destrier che gli donò la fata,
quanti ne giugne tutti va abattendo,
ond’ e’ in volta si gli mise tutti
e dopo questi vennon di piú dotti.
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E Gismirante, vedendo lor mossa,
arditamente tra lor si mettea,
e ’I suo cavallo era di si gran possa,
che pur col petto tutti gli abattea;
po’ giunse il re colla sua gente grossa,
e Gismirante, isgridandol, dicea;
— Renditi per pregione, o cavaliere! —
ed e* rispuose: — E’ ti falla il pensiere. —
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E ’nverso il re col buon destrier si serra,
e diègli un colpo, che cade istordito: .
e la sua gente, \edendolo in terra,
misonsi in fuga per miglior partito.
E1 franco cavalier, vinto la guerra,
e’ disse al re, po’ che fu risentito:
— Per me convicn che sia la tua finita. —
Ed e* rispuose: — La morte m’è vita. —
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E Gismirante disse: — Per amore
della tuo figlia, i’ ti vo’ perdonare,
e per suo amor i’ ti farò onore;
in corte del re Artúe la vo’ menare. —
Cosi rimase il re con gran dolore.
E quel baron, volendo ritornare
a quella giovinetta che l’aspetta,
il fiume fé’ seccar colla bacchetta.