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cantare primo 103


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E cominciorno a scuotergli il mantello.
Biagio diceva: — Io non son rubatore!
Costor pur gli imbottiano il giubberello,
tal che di zambra si fuggiva fuore,
e fuggi per paura, il meschinello,
che per istizza gli crepava il core;
e disse: — Lasso! che debbo piú fare? —
E prese verso Roma a camminare,
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tanto che giunse a’ suoi compagni un giorno;
e disse, malcontento e corrucciato,
com’avea ricevuto grande scorno,
come il tappeto gli è stato rubato.
— Prestami — disse a quell’altro — il tuo corno,
e voglio esser in Spagna ritornato,
e voglio a quella mover tanta guerra,
piglierò lei e abbrucierò la terra! —
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Disse il compagno: — Non ne ragionare,
perché so certo che lo perderesti,
e mai non si potrebbe racquistare.
Faresti a me come all’altro facesti. —
Biagio lo seppe tanto predicare
ch’ai tutto bisognò che glielo presti;
ed halli dato il corno in sua balia.
Biagio lo prese e poi tirava via.
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E come giunse nel pian, s’accamporno
presso alla terra dove egli ha pensato;
e cominciava a sonar questo corno,
ed ha di molta gente ragunato.
Intanto le novelle via n’andorno
alla regina, come il fatto è andato,
e con questo facea gran minacciare,
tanto che alfin gli dava che pensare.