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78 l’amor costante


Agnoletta. Lassai dire, amor mio. Uimene!

Marchetto. Eh! Dimmelo, che son Marchetto che gli vo’ dire una cosa che importa.

Cornacchia. Dch! Lassami stare un poco, Marchetto, di grazia.

Marchetto. Oh!... che importa assaissimo, dico.

Cornacchia. Or, or, ora: aspetta un poco.

Agnoletta. Leva questa gamba di qui. Orsú! orsú!

Marchetto. Che diavol fa costui? Mi par sentir gente con esso.

Cornacchia. Oh! orsú! Che vuoi, ora, Marchetto? Cancaro ti venga!

Marchetto. Che tu mi dica dove gli è messer Giannino.

Cornacchia. Va’ alla butiga di Guido orafo, che ve lo trovami.

Marchetto. Certo?

Cornacchia. Certissimo. Sta’ sopra di me.

Marchetto. Pigliare la via di qua, che sará piú corta.

SCENA XI

Guglielmo vecchio solo.

Questi sono i ristori di tante mie disaventure? queste sono le consolazioni della mia vecchiezza? a questo son io vissuto tanto tempo? per veder, ogni giorno, cose che mi dispiacciono? Misero, disgraziato Pedrantonio! Ahi Lucrezia! quanto contrario cambio hai reso di quel ch’io m’aspettavo all’affezion paterna ch’io t’ho sempre portata! Non meritavan giá questo le carezze che sempre t’ho fatte. Da ogni altra l’arei creduto piú presto che da te, la qual con tanta osservanzia mi venivi innanzi. Ahi iniqua! Come t’è caduto nell’animo tanta impietá, prima, di vituperarmi (perché, se ben tu non mi sei figlia, si sa pubicamente ch’io ti tenevo da figlia) e, dipoi, con tanta ingratitudine consentire alla morte mia? In fine, il mondo è guasto. E chi