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70 l’amor costante


Margarita. E di tutto quel che farai torna subito a rendermene risposta al monistero: che, fin ch’io non so come la cosa sará passata, non sará ben di me.

Agnoletta. Cosí farò.

Margarita. Dch! Agnoletta, sorellina, ti prego, ti supplico che tu ponga tutto il tuo animo a questa cosa.

Agnoletta. O voi avete fede in me o no. Pensatevi che mi sta piú a cuore il vedervi in queste passioni che se fusseno in me propria.

Margarita. Se tu hai mai provato, so che tu mi hai compassione.

Agnoletta. Come «provato»? Io ho aúti piú guasti, a’ miei di, che voi non avete mesi.

Margarita. Ed io non ne arò mai se non uno. Né pensi mai mio padre che io abbia a esser di altro uomo, se io non son di costui.

Agnoletta. Io, per me, non ho auto guasto mai ch’io non l’abbi fatto contento alla bella prima.

Margarita. Di far questo io mi curo poco. A me bastarebbe che mi vedesse volentieri come io veggo lui, avermelo appresso, baciarmelo, trammenarmelo sola sola io, vagheggiarmelo e godermelo con gli occhi, con le orecchie e con tutti i sensi e, sopra tutto, poter farli palese quanto io l’amo; perché di tutto el mio male son certa che n’è cagione che el non mi crede.

Agnoletta. Mi par che mi dica l’animo che riceverá oggi questo presente e che mi ascolterá con miglior cera che non suole.

Margarita. Buon per te. Oh quanto mi hanno a parer longhi e saper malagevoli questi pochi di che io ho a starmi nel munistero! che non arò quella poca di recreazione che io piglio di vederlo passar qualche volta da casa, la sera. Pensieri profondissimi e sospiri son certa che non mi mancaranno. Ma vede almanco, in questo tempo, tutto el giorno venire a starti alle grate da me: perché tu puoi pensare che la conversazion di queste monache non è il mio bisogno; che altro tengo