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nota 459

sfuggire all’osservazione degli editori: «Se voi arete pazienzia r sarete spettatori di una nuova commedia intitulata Aridosia, da Aridosio detta, Aridosio chiamato per essere piú arido che la pomice ».1 Quanto al luogo in cui s’immagina che l’azione si svolga,, esso è «Lucca» secondo tutti i codici, mentre è «Firenze» secondo tutte le stampe; e, conseguentemente, la fanciulla di cui è innamorato Erminio appartiene, secondo i codici, alla famiglia lucchese dei «Cennami» o Cenami, mentre le stampe la fanno appartenere alla famiglia fiorentina dei«Ridolfi» (si veda, per es., a. i, se. i e 2). Quale delle due opposte testimonianze abbia ragione non è possibile dire con certezza assoluta. Pure, l’arbitraria sostituzione di «Firenze» e «Ridolfi» a un originale «Lucca» e «Cennami» mi sembra piú facilmente spiegabile che non la sostituzione inversa. Potè parere, infatti, a chi preparò la prima stampa dell’Aridosía che la fiorentinitá dell’autore dovesse riflettersi nella fiorentinitá della scena; quasi che non fosse lecito ad un commediografo porre l’azione di una sua commedia in una cittá diversa dalla sua propria! Ma quale falso ragionamento avrebbe potuto indurre gli estensori dei codici fiorentini a sostituire un arbitrario «Lucca» e «Cennami » a un originale «Firenze» e «Ridolfi»? Io, per la parte mia, non riesco a vederlo. E, per ciò, dovendomi pur decidere per l’una o per l’altra testimonianza, mi attengo, anche in questo caso, alla redazione manoscritta.

Il testo che qui si riproduce è, come giá dissi, quello del cod. Riccardiano 2970 1 (Ri); ma, poiché esso pure non è sempre corretto, mi valgo, non di rado, a emendarne le negligenze e gli errori, del cod. Laurenziano Medie. Palat. 99 e anche, talvolta, dell’edizione bolognese del 1548 e dell’edizione lucchese del 1549. Basti richiamare l’attenzione dei lettori sui seguenti luoghi.

Prologo: «dimolte cose vecchie son migliori che le nuove: le monete, le spade, le sculture, le galline. Ècci chi dice anche che le donne vecchie son come le galline». R 1 legge: «... le sculture le secchissime ecci chi dice...»; e cosí anche il Laurenziano. Io adotto la lezione «galline» della stampa di Lucca (quelle di Venezia e di Bologna sono prive del prologo) che mi par sicurissima: non potendosi pensare, mi sembra, ad un’apposizione, che sarebbe quanto mai sforzata, di «le vecchissime» a «sculture»

  1. Le mise però espressamente in rilievo, appunto per determinare il vero titolo della commedia, F. Flamini, // Cinquecento, p. 555.