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soltanto ora V Aridosia vede, per la prima volta, la luce nella sua forma genuina o, almeno, in una forma che alla genuina può reputarsi assai prossima.

Credo opportuno far conoscere ai lettori quei luoghi della commedia nei quali cadono le piú profonde e sostanziali differenze fra la presente ristampa barese (B) e l’antica stampa lucchese del 1549 (L) che ci rappresenta, come giá dicemmo, la redazione «volgata».

I passi di L li riferisco, naturalmente, per intero; dei corrispondenti passi di B, che i lettori possono vedere in questo stesso volume, mi limito, invece, ad indicare le parole iniziali e finali fra cui sono compresi e, fra parentesi, la pagina o le pagine in cui si trovano.

A. in, se. 4. B (p. 168): e Ar. Oh ser Iacopo! Ogni troppo è troppo. Ei vi sará... Ar. Oh! Voi non sapete il ben ch’io vi voglio». — L: Oh ser Iacomo! Ogni troppo sta per nuocere. E’ vi sará un colombo, che ieri tolsi di bocca alla faina, e del finocchio. Non vi basta? Ser Iac. Si, si! Gli è roba d’avanzo. Ar. Oh! Voi non sapete il ben ch’io vi voglio».

A. in, se. 5. B (pp. 171-2): «Ar... ne verrá compassione a te, che t’ha offeso. Ma dove lo potrei io trovare?... Ruf. Un rubino in tavola». — L: cAr... ne verrá compassione a te, che t’ha offeso. Ma dove lo potrò io trovare? Ruf. Fatel dire a Lucido, che ne tiene il governo; che era adesso in piazza, che mi voleva dar quel rubino, che v’ho ditto, per pagamento. Ar. Qual Lucido di’ tu? Ruf. Il medesimo che voi. Ar. Lucido d’Erminio? Ruf. Quello, si. Ar. E che rubin ti voleva dare? Ruf. Un rubino in tavola».

A. in, se. 6. B (p. 173): «Ruf. Tu non mi sei per levar di qui.... Lue. Oh che importuno e presuntuoso pazzo è questo!». — L: «Ruf. Tu non mi sei per levare di qui, se prima tu non mi dai o’ miei denari o Livia. Lue. Oh che importuno pazzo è questo!».

Ivi. B (pp. 175-6): «Ar. Non tanto male? Dumila ducati ho perso!... Ar. Io dico che gli è la borsa. Oh borsa mia! oh borsa mia! oimè !». — L: «Ar. Non tanto male? Due mila ducati ho perduti! Lue. Venite adesso a mangiare; poi li farete bandire o in pergamo o all’altare. Gli troverete a ogni modo. Ar. Ho voglia a punto di mangiare! Bisogna ch’io gli trovi o ch’io muoia. Lue. Leviamci di qui. Ar. Dove vuoi ch’io vada? agli Otto? Lue. Buono. Ar. A far pigliare ognuno? Lue. Meglio. Qualche modo troverem noi: non dubitate. Ar. Aimè, ch’io non posso spiccare l’un piedi dal-

    quei luoghi che fossero o paressero all’editore irreligiosi o immorali; una di quelle goffe contraffazioni che, troppe volte, si reputarono lecite ad uso e vantaggio della gioventú studiosa