loro incontro; e vediam se ei fa ’l simile
che dianzi. Giulio. Non dubitar, ch’el mie’ suocero
la piglierá per noi. Bernardo. Ben: io non dubito. Fazio. Voi siate e’ ben trovati. Io scusomi
con ciaschedun di voi; che, credendomi
una cosa per un’altra, offesivi
oggi, e non poco, certo. Perdonatemi.
Chi è uomo erra. Giulio. Non bisogna, Fazio,
far queste scuse meco. Poteatemi
dir ciò che voleate. Bernardo. Ed io perdonovi
e vi ho per scusato; ma con patto
mi liberiate dagli Otto e bastivi
aver avuti e’ mie’ danar. Fazio. Saranno vi
i danar vostri renduti; e all’uficio
degli Otto non penso sia necessario
comparir, sendo d’accordo. Noferi. Anzi, piacemi
che vi si vadia e tutt’el caso narrisi;
ed, alla prima, ognun di voi fia libero. Fazio. Cosí faremo. Bernardo. Io al vostro consiglio
m’atterrò sempre. Fazio. E a te, per non essere
ingrato de’ servigi da te fattimi,
Giulio, mi son pur or disposto d’essere
vostro parente. Digli il resto, Noferi. Noferi. Fazio è contento ch’el suo figliuolo Albizo
sposi la tua sorella. Giulio. I’ vi ringrazio
assai. Fazio. Buon prò ci faccia.