Fazio. Oh! Io non veddilo. Noferi. E’ v’era pure. E non per altra causa,
gli tolse, se non acciò che e’ fussero
un mezzo a farti a tal cosa conscendere.
E vuo’lo tu veder? che, come giovane
da ben che gli è, mi venne a trovar subito
e contòmi ogni cosa. Fazio.Io perdonogli,
poich’i’ te l’ho promesso; ed anco accordomi
a questo parentado. Noferi. Ora comendoti,
che tu fa’, Fazio, una cosa lodevole
da ognun che ’l saprá. Prima, l’è nobile,
l’ha buona dote, allevata benissimo
(e di questo ne son buon testimonio
io); ed è sorella di quel giovane
che t’ha servito fedelmente dodici
anni, al quale io, per aprirmiti
intrafatto, ho data la Emilia
mia. Fazio. Si, eh? Noferi. Tu ha’ inteso. Fazio. Profizio! Noferi. Ed a far questo m’han mosso tre cause:
la prima, ch’i’avea detto a l’Emilia
lei esser maritata; e secondariamente,
che egli avea di lei grandissima
voglia, che n’era innamorato, e chiesela;
terza, ch’i’truovo che gli ha una rendita
di secento fiorin, come per agio
intenderai. Fazio. Tu ha’ fatto benissimo. Noferi. E tu ancora. Fazio. Io ne son lietissimo.
Non piú parole. Tu può’trovar Albizo;
e dir che venga a trovarmi e non dubiti.