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434 i bernardi

 Ma ei pensivi. piú d’aver lei che forse la Lucrezia
          non brama d’aver lui. Ora vattene
          con questo.
          Menica.  Oh! Tu ha’ tutta ricreatami,
          che sia benedetto! Ma uh! Lasciami
          seguire il mio viaggio, che Dio consoli
          ognuno. Ma chi son questi? Oh! Gli è Fazio,
          il padron di Bernardo. Oh! Se ei tornaci,
          che dirá e’ ch’el suo amico carissimo
          gli abbi tolto la dama?

SCENA XII

Noferi, Fazio vecchi.

          Noferi.  Qui non ci è altro che dir, una volt’Albizo
          è stato quel che l’ha sviata e datali
          la fede sua di tórla per legittima
          sposa.
          Fazio.  E, s’è’lo fa, piú non mi capiti
          innanzi.
          Noferi.  Fazio, i’ vo’ che, ’n questo, lasciti
          consigliar. Tu se’ venut’a un termine
          che può’poco far altro. Che rimedio
          hai tu di quietare questo giovane
          di cui ha’ ’n mano i danari?
          Fazio.  Avevogli;
          non gli ho.
          Noferi.  E tanto peggio. Se accorditi
          a questo, gne ne potrai render subito;
          che fia la dota la somma medesima.
          Fazio.  V non posso pensar che que’ non fussino
          i mie’ danar; che lo dice la lettera.
          Noferi.  L’è una burla, dico. E ciò chiarissimo
          ti fia, come tu parli col tuo giovane;
          che so che gli ha e’ tuo’ danar. Ma la collera