a quella di Fazio. Che dite d’uscio
di casa vostra? Cambio. Si, tristo malvagio!
L’uscio. Lo vo’ saper, se non ch’un occhio
ti caverò colle mie man. Sii! Dimelo,
dico. Di’ su! Giulio. Istate a dietro, Cambio;
ch’i’ non arò rispetto allo esser vecchio. Cambio. I’ non ti parrò mica vecchio. Dimelo,
ladroncello! Giulio. Che v’ho io a dir, Cambio? Cambio. Chi t’ha aperto quell’uscio, ove serratoti
avea? Dimelo, su! Giulio. Lasciam la collera
un po’, di grazia. I’ vi voglio rispondere
a ciò che domandate. Be’, che uscio
è quel ch’è stato aperto? Cambio. Si! Fa’ el semplice,
brutto ribaldo! Giulio. Pur montate in collera. Cambio. Ve’ dove son condotto! Anco mi strazia,
questo gaglioffo! Ma la s’ha a decidere
altrove. Vo’ veder se è ragionevole,
che un tuo pari sia uom di tant’animo
che m’entri in casa ed ogni vituperio
pensi di far. Giulio. Che di’ «far vituperio»? Cambio. Bernardo, Bernardo, s’i’non mi vendico,
mie’ danno! Giulio. Cambio, i’ non v’ho fatto ingiuria,
ch’i’ sappia; ch’i’ torn’or da Roma. Cambio. Somelo,
come te, quando tornasti. Giulio. Io dubito
non m’abbiate con altri còlto in cambio. Cambio. Si, ch’i’ non ti conosco, ladro publico!