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ATTO V
SCENA I
Giulio detto Bernardo, con un garzon d’un prestacavalli
con una bolgia.
I’ son, da Roma a qui, venuto in undici
di, e con gran fatica, che lasciargnene
dovea pel camin: che mai piú bestia
ho cavalcato peggior; ch’oltre al pessimo
passo ch’avea, ha avuto anco le vivole,
che fu per scorticarsi. E, per tal causa,
sono tre giorni stato senza muovermi
su l’osteria, che si fatto disagio
giá mai non sopportai. E massimamente
con questi danar che cucitomi
ho in questo giubbone: che, se pesano,
Dio tei dica egli! E, s’a doppio pagassime,
non la torre’ ma’ piú. Forse che egli
non me l’ha fatta costar? Ma ecco Fazio,
padron. Vogl’irli incontro e far il debito
mio. Tu, intanto, aspetta un poco. Or vengone.
SCENA II
Fazio, Giulio detto Bernardo, Garzone.
Fazio. Non è possibil mai ch’i’ stia coll’animo
in pace infin a tanto ch’i’ non metta
in cassa i danar che sotto la coltrice
ho ascosti, non potendo in lo scrittoio