quella boccaccia; ch’ognun non fia facile
a sopportar, com’io, che a ciò sforzami
l’amor ch’i’ porto a voi. Albizo. La penitenza
gli farò fare. Aldabella. Io vo. E voi lasciatevi,
poi, riveder. Albizo. Umbé? Bolognino. Deh possa nascerli
tutti e’ mali! Ella v’ha straziato e fattovi
il peggio e’ ha potuto, e voi donatili
avete i danar vostri! Or, se avessi vi
fatto quel che dovea, che aresti datole?
La vita, mi credo io. Albizo. La vita e l’anima. Bolognino. Sta bene. Albizo. Ma che ne credi? Bolognino. Il medesimo. Albizo. Della Spinetta, dico. Bolognino. Ch’abbia fattane
copia ad un altro ed a voi nuove trappole
vadia tendendo. Albizo. E’ potrebbe pur essere,
come la dice, che ella ritornatasi
fussi a casa il padrone. Bolognino. Potrebbe essere;
ma non lo credo: benché, il mio credere,
o no, importa poco. Aspettiam l’esito
di questa cosa. Albizo. Bolognin, dch! Seguita
un po’ le sua pedate e considera
tutto quel ch’ella fa; ma con riguardo,
ch’ella non se ne accorga. Io, intanto, voglione
andar a casa Silvio acciò che posivi
questi danar che m’hanno stanco. Bolognino. Credolo,
senza il giuriate.