ha voluto la chiave, fa ch’i’ dubiti
di qualche mal. Albizo. Che mal? che va benissimo. Bolognino. Oh padroni Siate qui, ch? come avvennevi?
trovòvi Fazio a far fardel? Albizo. Non credere
ch’i’ sie, ne’ fatti mie’, si poco cauto.
Com’i’ sentii la chiave in l’uscio mettere,
imbucai sotto ’l letto; ch’era in camera
per apostar quel ch’i’ potessi in pegno
mandare. E quivi mi messi: con animo
di starvi tanto ch ’e’ partissi, e poscia
seguir il fatto mio. Bolognino. Che fatto? Albizo. L’opera
che far disegnavamo. Ma proveddemi
la fortuna di meglio assai. Bolognino. Che «meglio»? Albizo. Tanti scudi ch’a pena posso muovermi
con essi a dosso. La borsa, le maniche,
il petto anco n’ho pieno. Bolognino. Eh! La baia
volete meco. Albizo. Te voglio la baia?
Cerca anco qui; e qui. Bolognino. Oh! Che miracolo
è questo? Albizo. Amor vuol farmi felicissimo
sopr’ogni amante. Bolognino. Ditemi, di grazia,
come facesti averli; ch’i’ strabilio. Albizo. Non tei vo’ dir, se prima non promettimi
di noi dir mai. Bolognino. Dunque, di me si dubita? Albizo. Che so io? L’è cosa d’importanzia. Bolognino. Eh! che m’avete stracco!