Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
atto querto | 399 |
Gianni. Io volsivi
obidir. Vo’ m’imponesti ch’i’ stessimi
cheto. Io stetti.
Girolamo. Deh! Cerchiam, di grazia,
di questo vostro figliuoli che struggermi
sento.
Messer Rimedio. Si bene. Gianni, va’ via. Cercane
a casa il mio fratello; e, non trovandolo
ivi, va’ po’ ne’ luoghi dov’è solito
usar; e, se lo truovi, di’ che subito
venga in piazza o in mercato, che saremoci.
Gianni. Sta bene.
Messer Rimedio. Io vogli’ ora ch’andiamone
a trovar questo Fazio; e da lui intendere
potremo il tutto.
Girolamo. Andiam, ch’i’ v’ho tropp’obligo.
SCENA IX
Albizo giovanetto, Bolognino servidore.
Albizo. È egli nella via? o altri vedemi
uscir di casa, che possa po’ dirgnene?
Non veggio alcun. Oh che sorte grandissima
è stata questa! O Bolognin carissimo,
per che cagion innanzi non mi capiti,
acciò che teco si fatta letizia
possa un poco sfogar? Oh! Per Dio, eccolo;
eccol che viene.
Bolognino. I’ non fu’ mai coll’animo
tanto sospeso né con tanto dubio
quant’i’ son or, non sapendo quel ch’Albizo
s’ha fatto.
Albizo. Di me parla.
Bolognino. E, perché Fazio