di questa matassa. E noi aspettiamoti
qui fuori. Bernardo. Ecco ch’i’ vo. Messer Rimedio. E voi, Girolamo,
siate contento a questo? Girolamo. I’ vi ringrazio
e contento ne sono; ma i’ dubito
che non verrá altramente. Gianni. Deh! Lasciatemi
dir duo parole. Messer Rimedio. Dinne venti, e spacciati. Gianni. Padron, non bisogn’altro testimonio,
a provar che quel tristo non è Giulio,
che Alamanno vostro, ch’amicissimo
gli è. Messer Rimedio. E a chi? Gianni. A Giulio, dico. Girolamo. A Giulio
mio figliuolo? Gianni. A Giulio di Girolamo. Messer Rimedio. È dunque in questa terra? Gianni. E conoscetelo.
Ma che dich’io? Gli è a Roma, ora. Messer Rimedio. Dov’abita,
poi ch’il conosco? Gianni. Con Fazio Ricoveri. Messer Rimedio. E chi sta altri, con Fazio Ricoveri,
che un genovese? Gianni. Cotestui è Giulio. Messer Rimedio. Che di’ tu «Giulio», pazzo? che domandasi Bernardo. Gianni. Ben, be’, padron: domandatene
pur Alamanno; che, benché egli chiamisi
Bernardo, gli è quel ch’i’ vi dico. Statene
sopra di me. Messer Rimedio. Perché non lo dicevi
allor che c’era colui?