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28 | l’amor costante |
gioveni la pensassen bene, cosí le donne come gli uomini, in buona fé, in buona fé, che solicitarebben di macinare quando li hanno l’acqua. Questo giovane e questo bello passa presto e non ritorna. Son cose, donne, che cuocon troppo. Conoscete el buon tempo, mentre l’avete. Io pruovo per me: che, se ben non so’ per anco da gittare a’ cani, niente di manco io non ho piú tanti favori, tanti innamorati, tante serenate quanto io avevo giá. Anzi, ho a pregar sempre il compagno, dove ch ’allora ero la pregata io. E, s’io non avessi a le mani un di questi signori spagnuoli che, da qualche mese in qua, s’è imbarbugliato, non so in che modo, de’ casi miei, non arei persona che mi musasse. Ed è il capitano de la guardia costui ch’io vi dico; che sta mal di me a pollo pesto. E non me ne maraviglio invero, perché, come s’abbatton costoro a qualcuna che non sia cattiva robba affatto, gli par trovar panni franceschi. Io vi so dir che gli è concio bene. Pensate s’egli sta male; che spesso mi fa qualche presentuzzo, pur di poca valuta, invero. E, se gli è loro usanza e se ci è guadagno con la loro amicizia, si vuol domandarne il contado di Siena. E io ancora ho avuto pratica con degli altri, e so quanto pesano a ponto a ponto. Basta che ci fanno «signore» a tutto pasto. No, no, no, no. Non l’intendon niente bene. Altro che «signore, signore, signore» voglian queste donne! Ma eccolo, in buona fé, che esce di guardia. Giocarò che se ne viene a star da me; che lo soglio, la mattina a buon’ora, menar qualche volta ne la mia cantina. Voglio stare un poco da parte.
SCENA XII
Capitano spagnuolo e Agnoletta.
Capitano. No venga nadi, está mariana, con migo, ni paie ni otra persona, porque quiero ir á festeiar estas gentiles damas. O comò me pesa de llevar siempre gente en compagnia! que se me han ido dos mill venturas, en este ano, con estas sen̂oras,