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atto querto 385

          Bolognino.  O forse vuole andarsene
          con Dio. Chi sa?
          Albizo.  A posta sua. Pensivi
          a chi tocca.
          Cambio.  La chiave è tutta ruggine;
          e debole anco, per ciò che l’adopero
          di rado; e servirammi malagevolemente.
          Pur, proverrò. Sare’ ben ugnerla
          un poco, e poi lavorerebbe meglio.
          Oh! oh! Ce l’ho pur messa. È un miracolo!
          E tanto ho fatto che potut’ho svolgere
          e la stanghetta nel suo buco mettere;
          ch’el bucinello sta forte. Or escine,
          se tu puoi; ch’i’ tei perdono. Or vò’subito
          cercar di chi m’aiuti finir l’opera:
          che, s’i’ posso ottener che elli sposila,
          vadia con essa po’ a suo’ post’a Genova;
          ch’i’ sarò allor di tutti e’ pensier scarico.
          Albizo.  Pure ha voltato il canto. Or apri l’uscio,
          ch’i’ entri.
          Bolognino.  Ecco ch’i’ apro. Che Dio prosperi
          questa tuo’ impresa.
          Albizo.  Or va’, ch’in casa aspettoti.

SCENA V

Gianni servidore solo.

          Per mie’ fé, che i vecchi han proprio il diavolo
          nell’ampolla. Non puossi esser si cauto,
          nelle faccende, cHe non se n’accorgino.
          Non mi mandò senza cagion a Fiesole
          il padrone: non giá perché rendessimi
          il conto il fattor, che necessario
          non era or questo; ma acciò che levassimi
          di qui e non potessi, in questa pratica