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374 i bernardi

          Bernardo. Piro, sii! Partiti
          di qui; va’ all’albergo; e pon’l’orecchio,
          se tu sentissi, o l’oste o altri, dire
          di me cosa veruna. E tutto sappimi
          riferire.
          Piro. Sta ben.
          Bernardo. Fa’ che mai partati
          di quivi.
          Piro. Cosí farò.
          Bernardo. Or che deggio
          far io? Per quanto io ho veduto e veggio,
          tutta questa cittá mi par che m’abbia
          fatto congiura contro. L’uno dicemi
          ch’io gli ho rubato el suo; e l’altro accennami
          ch’i’ voglia tórli l’onore. Non possomi
          imaginar onde possa procedere.
          In quanto a me, i’ so che mai ingiuria
          non fé’ad alcun, se non è questa pratica
          ch’i’ ho di questa donna che quivi abita.
          Ma non l’ho poi rivista da domenica
          in qua; e, benché dica questa femina
          di far e dir, Die ’l sa se ella dicemi
          il ver! ma, quando ’l dica, non conoscemi
          per nome proprio. Adunque, non può essere
          questo. E poi gli è consuetudine,
          in tutto il mondo, di cercar a’ giovani
          lor venture. Egli è ben che io séguiti
          la ’mpresa. Ma, da qui innanzi, io delibero
          di non mi chiamar piú Bernardo Spinola;
          E sará anco un mezzo a aver notizia
          di lui ch’i’ cerco: perché potrebb’essere,
          chiamandomi cosi, che all’orecchie
          gli venissi il suo nome; e fia sollecito
          in cercar me, com’io lui cerco. E libero
          sarò, ’ntanto, da si fatta molestia
          ch’i’ ho pel nome mio. Cosí risolvomi.