Cambio. Ve’ che non di’ d’essere
piú lui? Or vanne via, va’, che tu non te le
se’ sapute. Bernardo. Non fia giá mai possibile
ch’alcun mi cavi di bocca non essere
Bernardo; ed, innanzi che me proprio
negassi, vo’ morire. Cambio. Orsú! Abbiamoti
inteso. Or va’ di’ a Bernardo Spinola
che se ne vadi a far il chiasso a Genova,
non qui a Firenze; che troverrá, credimi,
culo a suo naso. Bernardo. Udite. Cambio. Non piú. Vattene
con questo. Bernardo. Piro, costor hanno messomi
il cervello a partito. Piro. Ed a me il simile. Bernardo. Guarda un po’ dove va. Piro. Si ben. Guardiamolo. Cambio. Io ho fatto male a scoprirmi. La collora,
in fine, non ha legge. Ogni disegno
è guasto. Costui gli ridirá subito
ch’i’ so ogni cosa; e non ara tant’animo
d’entrarmi in casa. E fia di tutto Fazio
cagion, che m’ha mancato. Pur, dispongomi
di farne pruova. Questo non può nuocere. Bernardo. Dov’è egli entrato? Piro. A man manca, al terz’uscio. Bernardo. Gli è molto suo vicin. Piro. Padron, abbiatevi
cura. Bernardo. Non dubitare. E’ potrebb’essere
suo parente. Piro. E che si, che fors’escegli
il ruzzo del capo?