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26 | l’amor costante |
SCENA X
Agnoletta serva di maestro Guicciardo e messer Giannino.
Agnoletta. Uh sciaurata! Ho paura ch’io non lo trovarò in casa. Oh! Gli è questo qua. Messer Giannino, Dio vi diala buona mattina.
Messer Giannino. Sempre mi porti el mal di e la mala pasqua, quando mi arrivi dinanzi. Se tu sapesse quanto io abbi altri pensieri che i casi tuoi, per Dio, non mi romperesti piú la testa. Di grazia, vatti con Dio e lassami stare.
Agnoletta. Non vi turbate prima che voi sapiate quel ch’io voglia da voi.
Messer Giannino. Tu mi vuoi far imbasciata per parte de la tua padrona. Mira s’io lo so.
Agnoletta. Gli è vero; ma quel ch’ella s’è inchinata a chiedervi stamattina è una piccola cosa. Dice cosí, la meschina, che, poi che vede che sète tanto crudele che voi desiderate di vederla morire, che è contentissima; ma che vi prega, per l’amor di Dio, che, innanzi che muoia, gli facciate grazia di venir oggi a parlare una mezza ora con essa al monastero di San Martino: che, come l’avrá disinato, suo padre la manda a star li per fin che sia tornato da Roma. Pregavi che non li manchiate, che vi si raccomanda con le braccia in croce. E, se voi gli negate cosí minima cosa, vo’ dire che portiate la corona di tutti i crudeli e gli ingrati.
Messer Giannino. Agnoletta, tu sai quante volte io t’ho detto che tu e la tua padrona vi perdete il tempo, ch’io ho altro verme nel capo che i fatti vostri. E ora, per ultimo, ti prego, di grazia, che gli dica chiaramente che ella ponga in altrui le sue speranze; ch’io poco tengo pensier di lei e poco m’importa ch’ella si viva o si muoia.
Agnoletta. Ahi messer Giannino! Se voi provasse una parte della passione ch’ella paté per amor vostro, non direste cosí. Dunque non ci volete venire?