Bernardo. E a lui proprio
parlarete, parlando a me. Fazio. Son favole.
I’ vorre’ lui, in fine. Bernardo. Orsú! Bisogna
ch’i’ parli aperto. Io son Bernardo Spinola,
io. Quel che vi occorre dire ditemi. Fazio. Dite che siete vo’ Bernardo Spinola? Bernardo. Messer si, s’i’non fu scambiato a balia. Fazio. Credo me lo vorresti dar a credere,
a mano a man. Bernardo. Che creder? Son certissimamente. Fazio. Bernardo ch’i’ vo’ non è simile,
giá, a voi. Bernardo. Ben, be’. I’ son io, dicovi. Fazio. Questo non porta a voi, e per chiachiera
la pigliate; se un altro, giá, non chiamasi
cosi in cotesta casa. Bernardo. In casa Spinola
non è altro Bernardo, che io sappia.
E son venuto da Roma. Bisogna
certamente che io sia io quel proprio
a cui volete parlare. Guardatemi
bene. Fazio. I’ so ch’i’ non ho le traveggole.
E non siete esso. Bernardo. I’ non so che «traveggole»:
una volta io son io Bernardo proprio,
vogliate o no; e cosí d’esser giurovi
da gentiluom. Fazio. Vo’ volete la baia
con esso meco. E’ non è ragionevole,
però, uccellar un mio pari; e massimamente
sendo forestier. Piro. Non è solito