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356 | i bernardi |
SCENA III
Aldabella sola.
Vedi che pur tanto ho saputo fíngere
e cicalar ch’alia fin pur cavatone
ho questi scudi! Ed ancor, se riescemi
quello e’ ho disegnato, piú di quindici
penso trarne da lui; ed un buon ordine
arò per desinare. Di questi uomini
mi giova aver per le man che si credono
ciò ch’è lor detto. E’ son tre di che giunse
qui: e, vista la figliuola di Fazio
Ricoveri, ch’è uomo molto nobile
e benestante, si dá ad intendere
di lei cavarsi le sue voglie; come
Firenze fussi tutto un luogo publico,
come forse debb’esser la sua patria!
Qui non bisogna abaiare. Io ben dettogli
ho far gran cose. E, benché pratichissima
sia nel mestiero e, con questo essercizio
della rivenditora, mi sia lecito
entrar per tutto, non però tant’animo
ho, sapendo chi l’è, che io parlassigli
cosa alcuna di lui. E ’l mio disegno
era, poi ch’i’ avevo trattenutolo
quattro o sei settimane, e anco cavatone
qualche fiorin, per mostrar di conchiudere
qualcosa, un giorno, porli a canto al buiouna
mia cornar che spesso servemi
in simil cose. E certo riuscitomi
saria. Ma la fortuna favorevole
m’è stata troppo: ch’i’ ho preso pratica
d’una fanciulla della quale Albizo,
fratel di quella proprio di cui spasima