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atto terzo 349

          Piro. Oh come ricreatomi
          avete!
          Bernardo. Sta’ pur a udire; lasciami
          finire.
          Piro. Dite pure.
          Bernardo. E, in un medesimo
          tempo o in circa, di corte mi furono
          mandate di questo fatto le lettere
          e tu a mia casa arrivasti, acconciandoti
          meco per servidori da cui notizia
          ebbi di sua sorella, che tutto erami
          ascosto. E cosí feci proposito
          venir di volo qua dove dua cause
          a un tratto, come odi, mi tiravono.
          E, quando a punto io sono in sul muovermi,
          ho lettere da Giulio el quale scrivemi
          esser a Roma: ond’io, per questa causa,
          prima che io venissi qui in Fiorenzia,
          presi la volta di Roma.
          Piro. Or intendola.
          Bernardo. Quivi, poi ch’i’ fu’ giunto, benché stessimi
          cheto, ne ricercai con diligenzia:
          dove non lo trovando, ferma’ l’animo
          di venir qui per quest’altro negozio
          della. Spinetta. Ed i danar, che ’n guardia
          ho dato a l’oste, che oggi ascendono
          a dumila ducati, son que’ propri
          che Giulio mi lasciò, e’ ho dato a cambio
          sempre per lui, tal ch ’a questo numero
          sono arrivati; e serviran, trovandola,
          per maritarla: il che piglierò animo
          di far, ancor ch’i’ non trovassi Giulio.
          Piro. Or. dich’io, padron mio, che siete ottimo
          per lo amico e ogni cosa con prudenzia
          avete fatto.
          Bernardo. Or, s’alquanto indugio,