Fazio. Tu non mi lasci dire. Ascoltami.
E lascere’lo incorrer nella trappola
da sé a sé. E poi farei d’essere
quivi con buona gente, che non possono
mancarti amici e parenti; e fare’gnene
sposar per forza; e tutti i danar rendere
a me. E certo e’ non si può far meglio
per amenduoi. Cambio. á dirti il vero, io dubito
che ciò non sia un publicamente mettersi
le corna ch’or ho ascoste. Fazio. Anzi, è consiglio
miglior che pigliar possa. Chi riprendere
ti potrá, se mariti cosí facilemente
la tua figliuola senza spendere
un soldo? e da’ la a un che non è ignobile? Cambio. Die ’l sa! Fazio. Come «Die ’l sa»? La casa Spinola
è oggi delle nobili di Genova.
Quanti sarien che stimerien grandissima
ventura questa! Foss’io a tal termine
che tu! che sto de’ mia danari in dubbio! Cambio. I’ mi voglio attener al tuo consiglio.
Ma ve’ non mi mancar. Fazio. Mancare? Dubiti
tu di me? che sai ben quanto m’affliggono
e’ mia danar perduti. Cambio. Or be’, su! Faccisi.
Cerchiam d’amici e parenti. E non dicasi
la cosa a punto, per non esser favola
d’ognun. Chiamiamgli a un nostro negozio,
senza dir piú questo che quello. Fazio. Intendesi. Cambio. Orsú! I’ vogli’ andar di queste bazziche
a scaricarmi e serrar la Lucrezia,
per ogni buon rispetto, in una camera.