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344 i bernardi

          Fazio.  Ve’ con quant’astuzia
          e con che falso modo mi fé’intendere
          ch’era stato ferito e che toltogli
          eran suti i danari!
          Cambio.  Che disegno
          era ’i suo?
          Fazio.  Come e’ s’avea le suo’ voglie
          cavate della tua figliuola, fingere
          d’esser tornato qua e darmi a credere
          quel che giá ave’ incominciato.
          Cambio.  Oh nequissimo!
          Gli ordiva prima e po’ voleva tessere
          la tela della sua propria tristizia
          che or s’è scoperta.
          Fazio.  E però vo’ la lettera
          nelle man, se ti piace: acciò, scoprendosi
          mai o in alcun luogo ritrovandolo,
          possa del mio valermi, intendi?
          Cambio.  Tientela:
          con questo, che, se non ti è necessario,
          mai non la mostri.
          Fazio.  Tel prometto.
          Cambio.  Oh poveri
          noi!
          Fazio.  Lasciamo il lamentarci, Cambio.
          Pensiam, piú tosto, a trovar il rimedio
          a questi nostri mal.
          Cambio.  Fazio, consigliami.
          Fazio.  Mal posso consigliarti; e’ ho la bussola
          smarrita, come tu. Pur, quel che occorremi
          dirò: ch’a te ed a me par salutifero
          el porre alla finestra el contrasegno,
          come ei richiede tua figliuola.
          Cambio.  Diavolo
          che tu voglia ch’i’ faccia una simile
cosa!