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atto secondo 343

          nella quale ora sei; e me contentissimo
          farai sopra tutti quanti gli uomini.
          Né altro accade dire. Sol ricordoti
          ch’io son piú tuo che mio e non desidero
          altro se non mantenermi in tuo’ grazia.
          Sta’ sana. Addi ventidue di febraio.
          Tuo, piú che servidor, Bernardo Spinola».
          Cambio.  Che te ne pare?
          Fazio.  I per me, mi trasecolo
          di questa cosa e non ritruovo el bandolo.
          Cambio.  Parti che sia ferito?
          Fazio.  Ladro perfido!
          Ferito ha egli noi.
          Cambio.  E con che pessime
          armi!
          Fazio.  Non ci poteva far ingiuria
          di piú importanza.
          Cambio.  Tu di’ ’l vero. E massimamente
          a me.
          Fazio.  Io dico a me, che toltomi
          ha i danari.
          Cambio.  Anzi a me, che tóccomi
          ha nell’onor. Che potev’ei far peggio?
          Fazio.  Io ho perduto i danari; e tu perdita
          non hai ancor fatta.
          Cambio.  Io ho fatt’una perdita
          maggiore della tua; che questa lettera
          lo mostra, Fazio. Questa è una pratica
          che non è d’oggi e d’ieri.
          Fazio.  I’ vorre’ essere
          nel grado tuo piú tosto che mancassero
          dumila scudi alla mia borsa.
          Cambio.  E i’ essere
          vorre’ nel tuo: ch’e’ danari son facili
          a guadagnarsi; e l’onor è dificile,
          quand’è perduto.