nella quale ora sei; e me contentissimo
farai sopra tutti quanti gli uomini.
Né altro accade dire. Sol ricordoti
ch’io son piú tuo che mio e non desidero
altro se non mantenermi in tuo’ grazia.
Sta’ sana. Addi ventidue di febraio.
Tuo, piú che servidor, Bernardo Spinola». Cambio. Che te ne pare? Fazio. I per me, mi trasecolo
di questa cosa e non ritruovo el bandolo. Cambio. Parti che sia ferito? Fazio. Ladro perfido!
Ferito ha egli noi. Cambio. E con che pessime
armi! Fazio. Non ci poteva far ingiuria
di piú importanza. Cambio. Tu di’ ’l vero. E massimamente
a me. Fazio. Io dico a me, che toltomi
ha i danari. Cambio. Anzi a me, che tóccomi
ha nell’onor. Che potev’ei far peggio? Fazio. Io ho perduto i danari; e tu perdita
non hai ancor fatta. Cambio. Io ho fatt’una perdita
maggiore della tua; che questa lettera
lo mostra, Fazio. Questa è una pratica
che non è d’oggi e d’ieri. Fazio. I’ vorre’ essere
nel grado tuo piú tosto che mancassero
dumila scudi alla mia borsa. Cambio. E i’ essere
vorre’ nel tuo: ch’e’ danari son facili
a guadagnarsi; e l’onor è dificile,
quand’è perduto.