Cambio. Com’ha nome? Disselo? Zanaiuolo. Madesi che lo disse. Un tal da Genova...
Ah! Me n’aricordo or: Bernardo Spinola. Fazio. Oh! Che dice costui? Di grazia, leggila:
ch’i’ mi consumo. Cambio. Si. Ma prima mandisi
via il zanaiuol; che non è ragionevole
ch’e’ fatti nostri da ognun si sappine Fazio. Orsú, zana! Va’ via; che questa lettera
s’è data a chi s’avea a dare. Zanaiuolo. Diavolo!
Anche che io non saccia a chi doveala
dare! Cambio. Deh! Vanne via, dico; e spacciati. Zanaiuolo. Non me ne voglio annar. Dammi la lettera
qua, ed andronne. Fazio. Deh! Pon’mente storia
che è questa! Cambio. Non te la vo’ dar. Fazio. Deh! Vattene.
Levatici dinanzi. Zanaiuolo. Vo’ la lettera,
ti dico; che non te l’ho a dar. Cambio. S’tu stuzziqhi,
tu vai cercando el male come i medici. Zanaiuolo. Che male me puoi far? Cambio. Fazio, soccorrimi;
che mi vuole sforzar. Fazio. Doh poltroni asino!
S’i’ chiamo il famiglio, ti farò correre
ad altro suon che di tromba. Cambio. Deh! Chiamalo;
ch’altro verso non veggio da potercelo
levar dinanzi. Zanaiuolo. O andate, che lo diavolo
ne porti l’uno e l’altro!