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atto secondo 337

          Cambio.  Perché non vo’; né ragionevole
          è ancora ch’i’ lasci in casa, libera
          e sola, la fanciulla.
          Fazio.  Oh! Troppo cauto
          sei in guardarla!... se giá non hai causa. .
          Cambio.  Causa non ho io. Ma ben considero
          quanto sia cosa grande e malagevole
          aver cura di quel che tanti cercano
          di tòrti: ch’oggidí, per essercizio,
          s’han preso molti (e tengonsi e piú nobili
          e piú galanti) contaminar femine
          d’altrui; ch’è abusion certo non piccola
          e da porci riparo.
          Fazio.  Gli è verissimo
          cotesto. Ma lasciam andar. Aresti tu
          a caso, per la via, riscontro Albizo
          mio figliuolo?
          Cambio.  Non giá ch’io vedutolo
          abbia; ma che bisogno n’hai?
          Fazio.  Grandissimo;
          ch ’a dirti il ver, mi truovo in gran travaglio.
          Cambio.  Non giá maggior del mio.
          Fazio.  Dio te ne liberi!
          Perché, per quanto io veggio, è il tuo stimolo
          di guardar la tua figliuola. E non niegoti
          che sia grande. Pur, non hai ancor perdita
          di le’ fatta: com’io, che sempr’ogni opera
          ed ogni studio ho messo e diligenzia
          in guardar un capital che trovavomi;
          or l’ho perduto.
          Cambio.  Perduto? Oimè! Duolmene
          assai. Ma che somma?
          Fazio.  Una favola!
          Dumila scudi.
          Cambio.  Cacasangue!
          Fazio.  E truovomi