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336 i bernardi

          Di mercato ne vengo, dove ho compero
          questo per desinar.
          Fazio.  Non era ei meglio
          pigliar un zanaiuol che tu medesimo,
          cosí scoperte, portar tante bazziche?
          Cambio.  Che zanaiuolo? Per niente! Paioti
          uomo da zanaiuoli, io? Truovomi
          una fanciulla grande, vo’ che sappia.
          E bisogno non ho di darli biasimo,
          ben sai; perch’oggidí, siamo in termine
          che con fatica e a pena si maritano
          quelle che han buon nome.
          Fazio.  E che biasimo
          danno i zanaiuoli? Io pur similmente
          ho la fanciulla; e sempre servomi
          di lor ne’ mia bisogni: e’ qua’ trovatomi
          ho fedeli.
          Cambio.  Tant’è: quanti son uomini
          tante son anche l’oppinion varie.
          Se tu la ’ntendi cosi, io intendola
          altramente.
          Fazio.  Se se’ di cotest’animo,
          pigli’ almanco un garzone e di lui serviti;
          e non ti alachinar cosi.
          Cambio.  Iddie me ne
          guardi! Garzone, ch? M’acconceresti
          per le feste, ti so dir.
          Fazio.  Perché domine?
          Cambio.  Come «perché»? E qual sorte ci è d’uomini
          che faccin piú faldelle, ove si truovano,
          ch’e’ famigli? Ti mostri poco pratico,
          Fazio, credimi.
          Fazio.  Orsú! In quello scambio,
          to’ la fante. Veggi amo.
          Cambio.  Anche non piacemi.
          Fazio.  Perché?