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332 i bernardi

          Non ti discostar mai dalla Lucrezia
          e fa’ che la non esca mai di camera...
          Menica.  Oh! Se gli bisognassi ire...?
          Cambio.  Oh! Intendesi.
          Ogni cosa a ragione.
          Menica.  Oh! Cosí piacemi.
          Cambio.  ...e che, sopr’ogni cosa, mai non facciasi
          alla finestra.
          Menica.  I 1 gliel dirò.
          Cambio.  Dignene.
          Che s’io lo posso mai spiare e intendere,
          guai a lei!
          Menica.  State pur di buon animo,
          che ella non vi s’è per far minuzzolo.
          Cambio.  E, se alcun pichiassi, non vo’ l’uscio
          mai si apra. Aspetti pur tanto ch’i’ capiti
          qui; e sia chi si vuol.
          Menica.  Se qualche povero
          non pichia, che ricerchi la limosina...
          Cambio.  Mandali via. Non posso far limosine.
          Io ho limosine troppe.
          Menica.  Non bazzica
          mai, qui, persona.
          Cambio.  Orsú! Fa’ ch’i’ non abbia
          a dolermi. E basta.
          Menica.  Va’, che rompere
          possa la bocca! E’ sarie me’ col diavolo
          praticar che con un geloso e massimamente
          quando gli è vecchio e fantastico
          come costui: che, se non che è amorevole
          la Lucrezia piú ch’alcun’altra giovane
          che sia a Firenze, i’ staria prima a patti
          di morirmi di fame ch’ai servizio
          suo stare; che mai non ci lascia vivere,
          né di né notte; e sempre cerca causa
          di gridarci; e talor ci dá ad intendere