Cambio. Il capo? Credolo.
Mai ci è altro che far che ’l capo. Menica. Domine
che l’abbia a star anche com’una bestia! Cambio. I’ so quel ch’i’ mi dico e quel che ’mportano
queste cose. Le case che s’imbiancano
si voglion o appigionar o vendere. Menica. Oh! Pensa se l’adoperassi liscio! Cambio. Eh? liscio? Che liscio o non liscio? Guardisene:
che io l’ucciderei colle mie proprie
mane. Menica. Ognun ha pur consuetudine
d’acconciarsi. Cambio. La può star anche in cuffia.
Chi l’ha a vedere? E, piú tosto, attendere
a lavorar. Bisogna altro che favole
a regger questa casa! Menica. Uh Signor! Cambio. Massime
che qui né contadin né altri capita
che l’empia a tutte l’ore. Dalla piccola
cosa alla grande mi è necessario
prò veder. Menica. Di chi colpa? Cambio. Ch’i’ son povero. Menica. Orsú! Che domin fia? Fu anco povero
messer Domenedio. Pazienzia! Cambio. Ma ti vo’ ben dir questo: s’i’ son povero
di roba, de l’onor voglio richissimo
essere. Menica. Fate molto bene. Cambio. Intendimi
tu? Menica. V v’intendo; ed avete grandissima
ragione. Cambio. Or i’ vo fuor per tornar subito.