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328 i bernardi

          e troverrete questo esser verissimo
          che i’ v’ho detto.
          Messer Rimedio. Tant’è, non accaggiono
          piú parole; la ’ntenderò per agio.
          Va’ via tu prestamente infino a Fiesole:
          e fatti dal fattor mostrar e rendere
          el conto a punto del gran che gli ha ’n prestito
          dato, ed a chi; e cosí ancor l’olio
          che si è fatto. E, se non vi fussi, aspettalo;
          e fa’ che tu non torni senza intendere
          il tutto, intendi?
          Gianni. Messer si.
          Messer Rimedio. Or spacciati.
          Gianni. I’ voglio andar infino in casa; e poscia
          andrò.
          Messer Rimedio. No, no. V vo’ che vadia subito.
          Gianni. Se vi piace cosi, ecco che subito
          vo.
          Messer Rimedio. Or va’ via. I’ mi son messo in animo
          di levar tanti pissi e tante pratiche
          ch’i’ veggio; che qualcosa bolle in pentola.
          E però ho mandato questa bestia
          via per un pezzo. In fine, questi giovani
          ad altro mai, giorno e notte, non pensano
          che a’ lor amori, a lor trame, a lor chiachiere;
          e, quando co’ famigli s’accompagnano
          in tal maniera, per fatta può’metterla.
          Né mutan modo mai, se non s’amogliano.
          Allor, alfin, si ferman come bestie
          brave quando colle funi si legano.
          Onde, per questa cagion, mi delibero
          di dargli moglie. E, perch’i’ ho qualche indizio
          ch’una, fra l’altre, figliuola di Noferi
          Amieri, gli va a gusto, voglio ogni opera
          far, non guardando a nulla, a fin che l’abbia.
          Ma ecco fuor di casa el nostro Cambio