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22 l’amor costante


Sguazza. E dove la fondava, la scempia? aveva forse avuto marito?

Guglielmo. No, secondo ch’ella m’ha sempre detto; perché fu rapita quasi di grembo a sua madre, ad una sua villa poco fuor di Valenzia, da certe fuste de mori che scorrevano in quel tempo tutti questi mari e fe’ voto, quando fu nelle lor mani, scampando, di viversi vergine. E, per questo, parendomi i preghi suoi giustissimi, glie lo promessi e glie lo manterrò sempre.

Sguazza. Siate certo, messer Guglielmo, che altro stimolo che di verginitá gli fece fare cotesta domanda. Piú presto doveva essere, in quel tempo, innamorata di qualcuno in Valenzia; e, per il dolore ch’ella ebbe forse dell’esser privata di vederlo, vi domandò cotesto, calda per anco di quell’amore.

Guglielmo. Sia come si vuole, io non mancarei della mia fede per tutto ’l mondo.

Sguazza. Se non ci è altro che questo, la vacca è nostra: che, se ben costei era di quest’animo in quel tempo, altri pensieri debbe aver oggi; perché le donne non si ricordano molto tempo di chi sta lontano. Né anco dura molto in loro il piacere de lo star vergini, massime quando gli escono degli anni che hanno un poco del sapore della puerizia; ma, come le s’accostano alli vinti, per Dio, per Dio, ch’elle hanno altri pensieri che scioccarellaggini di verginitá. Però tengo certo che Lucrezia si debbe esser mutata di fantasia.

Guglielmo. Tu ne sei male informato. Ell’è piú ferma in questo proposito che fusse mai. Tutta s’è data allo spirito e ti giuro che, ancor ch’io non fusse obligato dalla promessa, in ogni modo non ardirei parlargli di cotal cosa; sì che, Sguazza, poi ch’io t’ho detto il tutto, non vorrei che messer Giannino me ne stordisse piú il capo. Altrimenti pensarò che lo facci per ingiuriarmi; e me ne dorrebbe assai.

Sguazza. Non dubitate di questo, perché messer Giannino v’ama molto e di quel che fa n’è cagion la voglia che egli ha che se faccin queste nozze. Ho caro d’aver saputo il tutto e gli riferirò quanto m’avete detto.