mi chiama e mi domanda se di Fazio
Ricoveri so la casa. Io risposili:
— Vedila lá. — Soggiuns’elli: — Conoscilo? —
— Come! — diss’io — che sto al suo servizio? —
— Dunque — diss’elli — non fia necessario
ch’i’vadia piú avanti. Tu benissimo
gli fará’l’ambasciata che ’l suo giovane
(e’ ha nome, pare a me, Bernardo Spinola)
fu, son tre giorni, assaltato e fu toltali
una sua bolgia dove dice ch’erano
ben dumila ducati; ed ei gravissimamente
è ferito; e, quanto può piú, pregalo
che mandi un dove gli è, che qualche indizio
ha di quelli assassini e forse, usandosi
diligenzia, ritrovar si potrebbero. — Fazio. Dove fu il caso? ed ei dove ritrovasi? Bolognino. Il caso fu, par a me, allo scendere
della montagna di Viterbo; e ei trovasi
li in Viterbo. Fazio. Oh sorte mia contraria!
Ma dimmi: che uomo è quello che disseti
questo? che la non sia una burla. Bolognino. Era un giovane
da bene. Fazio. Onde ciò seppe? Bolognino. Trovòvisi.
E dice che anch’ei portò pericolo
grande; ma che, per aver buona bestia
sotto, si liberò da quella furia. Fazio. Dunque era seco? Bolognino. Si, per quanto dicemi. Fazio. Gli are’ voluto parlar. Bolognino. Ben un asino
fu. E gne ne dissi: che, se servizio
v’avea a far, dove’ di bocca propria
farvi questa imbasciata. Ma non valsemi