Alamanno. Consigliami,
adunque, ora tu quel che far debbia
in questo caso. I’ pensa’ che fra quindici
giorni ei tornasse, e son passati i sedici
giá due volte. Gianni. I’ vo’ dirvi quel che subito
m’è venuto nel capo. V so che scrivere
sapete.... Alamanno. Diavolo anche ch’i’ non sappia! Gianni. ...e contrafar la mano. Alamanno. Al possibile;
che non è man ch’i’ non sappia benissimo
ritrar, che scritta da quel proprio paia. Gianni. Buono. Questo mi piace. Or dunque, scrivasi
da voi una lettera che paia
di mano di Bernardo, o di Giulio,
che vogliam dir. Alamanno. Di Bernardo, di grazia.
Non dir ma’ «Giulio». Questo si sdimentichi
da te in tutto e per tutto. Gianni. Perdonatemi.
Non lo dirò ma’ piú. Alamanno. Or avertiscivi,
ch’emporta. Gianni. Al savio un sol cenno è bastevole. Alamanno. Or be’, che ho io a dir in questa lettera? Gianni. Come siate tornato e che gran numero
di danar vi trovate.... Alamanno. Verisimile
fia questo, perché gli andò per riscuotere,
come t’ho detto. Gianni. Or udite. Alamanno. Be’, seguita. Gianni. ...e che vo’ siate ascosto acciò non trovivi
il padron. Alamanno. Dunque, lo vuoi ladro fingere?