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atto primo 311

          ch’in Cicilia tornassi a dar notizia
          a’ parenti di lei della disgrazia
          intervenuta e dove ella trova vasi.
          Ma, perché allor non aveva un danaio,
          colle galee se n’andò verso Spagna
          dove erano indiritte. E potrebbe essere
          che po’ ito vi fusse. E potre’ giugnere,
          un giorno, qua, con qualche suo strettissimo
          a cui dariela.
          Fazio.  Questa non è pratica
          da lui.
          Noferi.  T me lo intendo. E fo disegno,
          quando tu ’l voglia accompagnar, di metterti
          altro partito innanzi. E son certissimo
          che non te ne discosterai.
          Fazio.  Ragionami
          d’una cosa da fare; e, se gli ha animo
          di pigliar moglie, io son per fartene
          onore.
          Noferi.  Io vo’ venir teco alla libera
          e non per andirivieni. Io desidero,
          quando ti piaccia, alla nostra amicizia,
          che fu infin da fanciulli, ancora aggiugnere
          il parentado. I’ ti vo’ dar l’Emilia
          mia figliuola, se la ti va in animo,
          con dumila ducati e, piú, le donora
          che ella ha: della qual so parlatoti
          è stato altra volta; e tu rispostone
          hai che ti piaceva e sol tenevati
          che ’l tuo figliuol non ave* vòlto l’animo
          a pigliar moglie. Ora che di’?
          Fazio.  Che piacemi;
          e son contento, in caso che contentisi
          Albizo mio figliuolo.
          Noferi.  Questo intendesi;
          ch’altramente, io non voglio. Or dunque porgimi
          la mano.