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306 i bernardi

          fallo: che, forse, ti darò ’l consiglio
          senza ’l fiorin; s’el caso, però, ’l merita
          o lo ricerca.
          Fazio. Assai ti ringrazio.
          Ma, in questo caso, non è necessario
          molto il consiglio perché ’l male, Noferi
          mio, è giá fatto; se male debb’essere
          il mio.
          Noferi.  Dunque, di mal porti pericolo?
          Fazio. Pericol, si, ma nella borsa.
          Noferi.  Duolmene,
          per Dio. Ma che cosa è?
          Fazio. Tu la vuo’ intendere;
          i’ me n’avveggio.
          Noferi.  Si, sendoti comodo
          il dirlo; ch’altramente, noi desidero.
          Fazio. Tel dirò. Io manda’ a Roma quel giovane
          ch’i’ tengo in casa per compagnia di Albizo
          mio figliuolo, è un mese, per riscuotere
          certi danari dal reverendissimo
          cardinale di Capua, che servitolo
          avea, sendo in Firenze in minoribtis.
          Noferi. Si, ch? Che somma?
          Fazio. Dumila di camera,
          tutti in una partita sola.
          Noferi. Avevigli?
          Fazio. Cosí gli avessi io ora!
          Noferi. In fine, seguita:
          ch ’è avenuto?
          Fazio. È che giá son duo sabati
          che da Suo’ Signoria tengo lettere
          che gli ha pagati.
          Noferi. O non lo scrive el giovane?
          Fazio. Lo scrive; e dice voler partir subito.
          Ma non arriva.
          Noferi. Datt’egli notizia
          di sua partita a punto?