fallo: che, forse, ti darò ’l consiglio
senza ’l fiorin; s’el caso, però, ’l merita
o lo ricerca. Fazio.Assai ti ringrazio.
Ma, in questo caso, non è necessario
molto il consiglio perché ’l male, Noferi
mio, è giá fatto; se male debb’essere
il mio. Noferi. Dunque, di mal porti pericolo? Fazio.Pericol, si, ma nella borsa. Noferi. Duolmene,
per Dio. Ma che cosa è? Fazio.Tu la vuo’ intendere;
i’ me n’avveggio. Noferi. Si, sendoti comodo
il dirlo; ch’altramente, noi desidero. Fazio.Tel dirò. Io manda’ a Roma quel giovane
ch’i’ tengo in casa per compagnia di Albizo
mio figliuolo, è un mese, per riscuotere
certi danari dal reverendissimo
cardinale di Capua, che servitolo
avea, sendo in Firenze in minoribtis. Noferi.Si, ch? Che somma? Fazio.Dumila di camera,
tutti in una partita sola. Noferi.Avevigli? Fazio.Cosí gli avessi io ora! Noferi.In fine, seguita:
ch ’è avenuto? Fazio.È che giá son duo sabati
che da Suo’ Signoria tengo lettere
che gli ha pagati. Noferi.O non lo scrive el giovane? Fazio.Lo scrive; e dice voler partir subito.
Ma non arriva. Noferi.Datt’egli notizia
di sua partita a punto?