cosi leccato, per questo non macula
giá la comedia, perché ben si trovano
delle cose che hanno un nome simile
e poi son buone e belle; e ancor degli uomini
assai per nomi si fatti si chiamano
e son savi, accorti e di giudizio.
E, perch’i* so ch’ognun alla memoria
n’ha infiniti, non vo’ tempo perdere
in adducere essempi. E, se non bastano
queste ragion, noi altri, che la favola
vi recitiamo, adomandiam, di grazia,
a Vostre Nobilita che Quelle abbino
per iscusato questo nostro comico:
cosi fatto che, nel vero, ingegnasi
di fare el me’ che sa; ma cosí porgeli
la natura di dare alle sue opere
simil nomi. Che, se ben a memoria
avete, anco a l’altra sua comedia
dette nome d’infamia, domandandola
El furto; che pur poi dette non piccolo
piacere a chi la vide. Forse il simile
v’interverrá adesso. Promettetevi
pure d’aver piacer; e non arrechivi
disturbo tale il nome che ei guastivi
il gusto si ch’e’ non possa discernere
il sapor buon dal rio né far giudizio
retto quando fia el fin della comedia.
Ma lasciamo ornai questo. Io avvertiscovi
che, ’n questo giorno, la scena apresentavi
la cittá vostra. E ciò s’è fatto a studio
dallo autor acciò non abbia a nascere
tra voi disputa come possa essere
ch’una gran cosa entri in una piccola
senza disertarla; il che impossibile
pare a ciascuno che è di san giudizio.
E pur convien una tal cosa ammettere,
quand’un’altra cittá, nelle comedie,
si figura che quella ove si trovano
gli spettator: com’altra volta veddesi,
se non in questo luogo, in altro simile,