sogliono essere le semplici e piccole offerte de’ rozzi e poveri uomini che le artifiziose e grandi de’ saggi e copiosissimi di richezze. E, se bene ella non ha cosí a punto tutte quelle parti che a un poema tale (che, per vero dire, è dificilissimo) si ricerca, sará ella non di meno di sorte che colle altre de’ moderni compositori, col favore però di Vostra Eccellenza illustrissima, non si vergognerá comparire nella scena. E se, in quanto alla invenzione (per ciò che ella non è tratta di Terenzio né di Plauto né di alcuno altro cosi latino come greco poeta ma, nel vero, è tutta mia), si trovasse in quella, da alcuno di questi non men mordaci che sagaci e diligenti osservatori delle altrui fatiche e piú pronti a mordere che imitare, qualche difetto, prego Quella m’abbia per iscusato: per ciò che io ingenuamente confesso, quanto alle belle ed ingegnosissime invenzioni delli antiqui, da me non si potere aggiugner a si alto segno; ma, volendo io a Vostra Eccellenza illustrissima donare del mio proprio, e non di quel d’altri, piú presto ho voluto, cosi faccendo, correre rischio di essere biasimato che, traducendo o in altro modo servendomi dell’altrui invenzioni, avere a esser lodato. E, quantunque dalla maggior parte de’ moderni compositori di comedie nella nostra lingua si usi la prosa, come piú conveniente a’ familiari ragionamenti che in quelle si ricercano che il verso, io non di meno ho giudicato non esser fuor di proposito usare il verso. E dò si è fatto da me per ciò che ragionevole cosa pare, essendo la comedia un poema, e tutti quanti li poemi ricercando, a l’iudicio universale de’ dotti, il verso, quella dover esser di tal maniera; oltre che, tutti gli antiqui poeti comici, cosí greci come latini e parte ancora de’ migliori toscani, questo tale stilo abbiano sempre tenuto. Ma bene mi sono sforzato, per non incorrer, volendo fuggire uno inconveniente, in un altro maggiore, usare di tal sorte versi ed in tal modo tessuti che, ogni volta che coi lor debiti punti saranno letti, giudicati saranno da chi gli ascolterá esser prosa: per ciò che la maggior parte di quelli sono di quella maniera che si addomandano sdruccioli; che, pronunciandosi con quel collegamento che io mi sono ingegnato annestarli, perdono tutto quel sonoro che ha il verso e cosí appariscono essere un ragionamento sciolto, tale quale, nel vero, si ricerca nelle comedie. Ed ho detto «la maggior parte», perché non son tutti di quella sorte, ma ce ne sono alquanti ordinari; il che, in si gran numero di versi, non penso m’abbi a esser imputato a errore: si per non mi essere io obligato piú che io mi voglia a