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18 | l’amor costante |
Raddoppiar sento sempre
i baldanzosi guai:
tal ch’io vi prego con soventi tempre
al mio amore aviate compassione.
Panzana. Oh buono! Mai sentii meglio. Venga el cancaro ch’i’ non imparai a comporre!
Messer Ligdonio. Tu non hai tenuto mente con quanto ingegno è fatto; ch’il capo delli versi diceno «Margarita» integra integra. E sai che fatica è, quanno se compone, pigliar no nome e metterlo alli capo delli verse. Ma nci è bene no errore, che tu non lo puoi conoscere perché non sie’ poeta; che nei è chilla parola «baldanzosi» che non è toscana. Ma diraggio, in cambio, «sollazzosi».
Panzana. Che vuol dir «non è toscana»?
Messer Ligdonio. Vuole dicere ca non l’usa la Cientonovelle.
Panzana. E chi è la Centanovelle?
Messer Ligdonio. Per interrogata se conosce ca sii poco pratico; e però lassamo ire quisso. Dimme: credi ca le piacerá a Margarita?
Panzana. Credo la forca che t’impicchi.
Messer Ligdonio. Non t’entienno.
Panzana. Dico che mi par giá vedervi ricco.
Messer Ligdonio. Lo credo ancora io perché la poetica ha gran forza a far metter mano all’onor delle femmene. Ma no perdimo chiú tiempo. Voglio ire a trovare monna Bionna nanti che vaga alla messa. Tu, in chesto miezzo, va’ provede de quarche cosa da manicare.
SCENA IV
Panzana solo.
Vedeste mai peggio? Pur non credo che, se la natura volesse rifare un’altra bestiaccia simile a costui, sapesse mai ritrovarne il verso. Non posso fare che, in poche parole, non vi racconti le virtú sue. Costui è il piú vano uomo che fusse mai al mondo; goloso che, per un buon boccone, darebbe la