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atto quinto 287

tenersi dalla figliuola mia e non da voi. Per ciò levate in piedi e lasciate che io v’abbracci e basci.

Messer Lucio. Chi ha provato le forze d’amore di leggère porgerá scusa allo errore dell’uno e dell’altro.

Pedante. «Saevus amor docuit etc.». Orsú! Alle parole. Quale è il nome di questo gentiluomo?

Messer Cesare. Carlo.

Pedante. Aggrada, adunque, morigerato e magnifico messer Carlo, piace alla Signoria Vostra di accettare madonna Camilla in vostra perpetua e legittima sponsa, come è evangelica istituzione della sacrosanta madre Ecclesia?

Spagnuolo. Piacemi.

Pedante. E voi, madonna Camilla, aggrada egli a Vostra Signoria di accipere messer Carlo, qui presente e stipulante, in vostro vero e legittimo sponso, come è precetto della santa madre Ecclesia?

Camilla. Messer si.

Valerio. Chi dubita che ella non l’avesse detto?

Pedante. Or datevi insieme la mano, congiungetela in segno d’incorruttibil fede et osculatevi.

Valerio. Cotesto si fa santamente.

Pedante. Eccovi, se un tal matrimonio era descritto in cielo e se deve esser vero e santo.

Messer Lucio. Signore, poi che è fatto il tutto, restami di chiedervi una grazia.

Messer Cesare. Non sarebbe cosa di tanto momento che io non la facessi volentieri per voi, gentiluomo mio onorando. Per ciò comandatemi pure.

Messer Lucio. Vi ringrazio. E chieggovi, come in propria persona, che rimettiate la offesa avuta da Ciacco, poi che ogni cosa fu a fin di bene.

Messer Cesare. Molto volentieri. In questa mia allegrezza è da perdonare a tutti. Ove è egli?

Ciacco. Son qui presso, signore.

Messer Cesare. Ciacco, per l’obligo che nuovamente ho a questo gentiluomo, e poi che le cose che, o per tua poca