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270 il ragazzo


Belcolore. Noi sai tu?

Valerio. Come vuoi che io il sappia?

Belcolore. Chi mi pregò che io facessi questo piú di te? e perché prendesti tu amicizia meco? promettendoci poi... Ma basta. Tu mi ci hai còlta.

Valerio. Quasi che voi altre non eravate d’accordo insieme!

Belcolore. Mercé tua e di Ciacco che mi stimolavate tuttodí.

Valerio. Io l’ho fatto a fin di bene; e la padrona tua dovrebbe essermi tenuta per fin che ella vive.

Belcolore. Il bene è avenuto.

Valerio. Si poteva ben fare senza quelle arme. Ma tu dove ne vai, a quest’ora, che suonano per tutto i matutini?

Belcolore. A chiamare il prete Romano che venga a fare il presente.

Valerio. Che presente?

Belcolore. Io non so.

Valerio. Tu vuoi dir «le parole di presente».

Belcolore. Tu di’ il vero. Non son pratica, io, di queste novelle.

Valerio. Anco questo è di soverchio, per ora. Ma partiti, che io veggio venire il mio padrone.

Belcolore. Ricordati che io ti vo’ dare un cavallo.

Valerio. Farò ciò che tu vuoi. Va’ con Dio.

SCENA III

Valerio, Messer Cesare.

Valerio. Con qual volto me gli appresentarò avanti? Debbo finger di non saper nulla o dirgli il tutto?

Messer Cesare. Per Dio, che ella è stata una solenne burla quella che m’hanno fatto in questa notte.

Valerio. Quanto c’è di peggio! E non Iosa, il meschino.

Messer Cesare. Come diavolo essermi condotto un garzone in iscambio di femina?