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234 il ragazzo

e vedrai quello che io saprò dire. Al peggio che ella andrá, ti converrá basciarlo. Fia si gran fatto?

Giacchetto. Alla buon’ora. Volete voi cosi, padrone?

Spagnuolo. Si, voglio.

Ciacco. Ed io son contento.

Spagnuolo. D’intorno al fatto mio...

Ciacco. Non avete inteso il tutto?

Spagnuolo. Ho; ma vorrei intenderlo meglio.

Ciacco. State in punto alle quattro ore di notte. E trovate, fra questo mezzo, qualche bel drappo di donna schietto per dar colore alla cosa; e vestitene di lui il ragazzo leggiadramente in modo che, devendo egli finger costei, non paia né disutile né troppo ornata. Ben vorrei che gli faceste prima molto bene lavare il viso con quelle acque che fanno liscia la pelle.

Giacchetto. Va’; lava tu il vino che hai nella testa, imbriaco!

Ciacco. Fate, sopra tutto, che io abbia i panni fra due ore almeno acciò che ci sia agio di recargli a Camilla.

Spagnuolo. Come gli farai venire in mano di lei, che non se ne avegga alcuno?

Ciacco. Gli portarò meco in casa del vecchio e gli farò creder che io gli ho guadagnati ad uno che, per non aver da giuocare altro, giuoco i panni. Io, alle quattro ore, sarò a voi.

Giacchetto. Padrone, se costui mi fará un fiacco di questi panni, me ne promettete voi altretanti?

Spagnuolo. Si, giuro a Dio, se volessi ben di broccato.

Giacchetto. Basta. Giuocarò di securo.

Spagnuolo. Non m’hai detto per ciò, Ciacco, il modo che terrai in fare che Camilla gli abbia.

Ciacco. Darògli in presenza del vecchio a serbare alla fante la quale, consapevole del tutto, come fia l’ora, gli recará a Camilla e l’aiutará a vestirsene.

Spagnuolo. Cotesto non mi dispiace.

Ciacco. Io lo credo. Ma torno a te, ghiottarella. Paioti ladro, io?

Giacchetto. Paioti io femina?

Spagnuolo. Orsú! Alle quattr’ore.