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PROLOGO

Spettatori, egli si trova una sorte d’uomini i quali vogliono esser tenuti di saper piú degli altri e sanno meno. Questi, dimostrando nell’abito la santitá d’Ilario e nelle parole la eloquenza di Marco Tullio, cacciandosi per ogni buco, altamente gridano che il mondo sta male e che oggi sono gli anni delle miserie. Io, rispondendo loro piacevolmente, dico che, nel vero, è gran peccato ch’essi siano vivi; si come quelli che hanno l’intelletto guasto e cercano parimente di guastar l’altsui: per ciò che non fu mai né il piú piacevole né il piú sano vivere di quello che è ora. E, che ciò sia vero, voi, prima, vedete che insino quel male celebrato immortalmente dal Fracastoro, il quale era, un tempo, cosí bestiale, oggi s’è domesticato e infratellito con noi; e, appresso, non pure in ogni cittá tuttodí si fa qualche comedia, ma anco in ogni casa. Oh! Ci sono di quelli che se le veggono fare nel proprio letto e non ne prendono alcun dispiacere. E questo aviene perché i pianeti hanno fatto tregua con gli uomini e il gusto nostro non è cosí schivo e delicato, a questi di, come soleva essere una volta. Ma che diremo d’alcuni altri i quali, esaltando nelle parole la dottrina di Platone e ne’ fatti seguitando la vita degli Epicuri, fuggono da voi, nobilissime donne, come si fugge dalle cose orribili? e, non ostante che voi siate ornamento del mondo, consolazione degli uomini, riparo del seme umano e dolcezza di chi ci vive, vi portano cotanto odio che non è niun di loro che vi voglia vedere in fronte? Sallo Iddio che io ne prendo grandissima compassione. Ma, lasciando per ora i tempi, gli influssi e le doglianze da parte, noi ancora qui siamo per rappresentarvene una nuova, non rubata dagli antichi o trovata dall’ingegno de’ moderni come le altre sono, ma, poco fa, avenuta in Roma. In