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8 | l’amor costante |
Spagnuolo. Senor si, que lo haré; y me sera poco trabaio, por que otravezes he seido capitan.
Prologo. Or entrate costi dentro a queste case; che verrò oltre io adesso, per ch’io vo’ dir due parole a queste donne.
Spagnuolo. O corno soy contento y come me gozo! Alla me voi.
Prologo. Gentilissime donne, per aver perso tempo con questo spagnuolo, voglio lassar da dirvi molte cose, che avevo in animo , oggi di ragionarvi, di grande importanzia; e solo vi dirò che questi Intronati son piú vostri che fusser mai e da voi hanno ciò che gli hanno e ogni giorno piú s’aveggono che, senza voi, male potrebben fare e hanno piú di bisogno di voi che di generazione che sia al mondo. Però vi pregan di cuore che li vogliate oggi far favore in questa loro comedia, perché da voi depende il tutto: che, se guardarete o tratterete quest’uomini, la comedia andará invisibile; e, se, per il contrario, guardarete a noi e ci favorirete con l’attenzione, tutti quest’altri vi verran drieto. Pregovene, donne, e pregovene che non ci manchiate. Richiedete poi noi; e vedrete se noi faremo de lo schifo! E, per guidardon di questa grazia, se ce la farete, vi ammaestraremo, con la nostra comedia, quanto un amor costante (donde piglia il nome la comedia) abbia sempre buon fine e quanto manifesto error sia abbandonarsi nelle aversitá amorose: perché quel pietosissimo dio che si chiama Amore non abbandona mai chi con fermezza lo serve. E questo vo’ che basti. E, se alcun di quest’uomini, per esser loro male lingue, non sapendo altro che apporre alla nostra comedia, si maravigliasse che quelli che v’intervengano di nazione spagnuola parlino toscanamente, rispondetegli che la longa conversazione di noi qua gli ha fatto imparar questa lingua e s’egli hanno altro di buono. Addio.